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Kandinskij Che Dipinge

Kandinskij e i nuovi sguardi

In questi giorni si sono diffuse in poco tempo ansia e preoccupazione per la situazione che si è venuta a creare. Desideriamo starvi vicino condividendo con voi qualche riflessione dal mondo dell’arte.

Ci può venire in aiuto Vasilij Kandinskij con la sua descrizione della nascita dell’Astrattismo, corrente che rivoluzionò agli inizi del Novecento la storia dell’arte in tutto il mondo. In quel momento l’arte perse il suo compito di “rappresentare” per porsi come puro veicolo espressivo.

Vasilij Kandinskij, Primo acquerello astratto, 1910, olio su tela, Centro Pompidou, Parigi

“Il sole tramontava; tornavo dopo avere disegnato ed ero ancora tutto immerso nel mio lavoro, quando aprendo la porta dello studio, vidi davanti a me un quadro indescrivibilmente bello. All’inizio rimasi sbalordito, ma poi mi avvicinai a quel quadro enigmatico, assolutamente incomprensibile nel suo contenuto, e fatto esclusivamente di macchie di colore. Finalmente capii: era un quadro che avevo dipinto io e che era stato appoggiato al cavalletto capovolto. […] Quel giorno, però, mi fu chiaro che l’oggetto non aveva posto, anzi era dannoso nei miei quadri”.

Ed è proprio nei momenti di crisi e di cambiamento che la creatività e l’arte ci possono suggerire come a volte è importante trovare ed acquisire nuovi sguardi e nuovi punti di vista.

Kandinsky scrisse ancora nella sua autobiografia, “Sguardi sul passato”, che all’inizio del suo percorso artistico si ispirò alle fiabe tradizionali tedesche e russe che sua zia gli raccontava da piccolo.

“Le favole tedesche, che ascoltavo da bambino, s’animarono. I tetti alti e sottili, ora scomparsi, nella Promenadenplatz e nella Maximilianplatz, il vecchio quartiere di Schwabing, e soprattutto quello di Au, che scoprii una volta per caso, trasformarono queste favole in realtà. […] Le buche gialle per le lettere cantavano dagli angoli la loro canzone come canarini. Approvai la definizione di «mulino d’arte» e mi sentii in una città d’artisti, il che significava per me una città da favola. Da queste impressioni nacquero i miei quadri medievali che dipinsi in seguito”.

Possiamo forse concederci anche noi la possibilità di provare a riflettere, in questa pausa forzata, sulle nostre passioni e sui valori più importanti per noi.

Cosa amavamo per esempio da bambini?  Forse ce ne siamo dimenticati?

Auguriamo a tutti voi in questo clima di incertezza di poter guardare con occhi nuovi agli eventi della nostra vita, che ci sorprendono, a volte ci spaventano, e ci possono aiutare a mettere tutto in una nuova prospettiva.

E per finire vi suggeriamo un articolo di Christian Caliandro, “La crisi come opportunità. Cosa ci sta indicando il coronavirus?” 

Il coronavirus non ci fa andare alle mostre affollate, ai vernissage… e se cogliessimo l’occasione per ricominciare a guardare davvero le opere? Se tornassimo ad apprezzare un diverso tempo di fruizione?

Un caro saluto a tutti voi!

L’Artè

This Post Has One Comment
  1. Grazie Valeria,
    in questo periodo abbiamo bisogno di uno sguardo nuovo.
    Avendo più tempo di sicuro colgo il suggerimento di “approfondire” le mie passioni e di leggere opere, libri… tutto quello che nel turbine delle giornate lavorative milanesi viene facile dimenticare.

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